A volte una deviazione inaspettata si rivela il percorso aspettato, quello più azzeccato, il pezzo mancante.

È in questo modo che Chiara arriva alla ceramica: insoddisfatta della mancanza di sviluppi concreti offerti dalla progettazione architettonica scopre il mondo tangibile e manipolabile racchiuso in uno dei materiali più antichi del mondo.

Poter avere la trasposizione materiale dell’idea sulla quale si lavora, seppur non definitiva, è stata infatti la caratteristica che da subito ha attratto Chiara, che dà forma agli oggetti semplici, essenziali e delicati che colorano la vetrina e che attendono il loro turno di cottura sugli scaffali in legno. Volumi puliti, forme basiche, decorazioni leggere in alcuni casi ricavate dal materiale stesso, e colori tenui: questo è il mondo delle ceramiche attraverso il quale Chiara ripropone la sua visione, rielaborando l’educazione visuale ricevuta negli anni dello studio.

Arrivare alla ceramica da studi classici e soprattutto di architettura significa avere alle spalle una buona preparazione visuale e sul design, coltivare la passione per l’arte ed il disegno e, allo stesso tempo, nel caso di Chiara significa anche sentirsi un po’ insoddisfatti di quello che viene vissuto come un mondo poco votato al lato pratico.

L’INIZIO DI UN AMORE

Dopo la laurea in Architettura e un corso di scenografia degli eventi, scelto per la possibilità di progettare e successivamente dare una forma tangibile all’idea sviluppata, Chiara approda negli spazi di Progetto Tangram grazie ad un corso serale che frequenta dopo il lavoro in uno studio di architettura.

È una rivelazione, un amore a prima impronta.

La terra, accogliente e concreta, è proprio quello di cui la giovane progettista sente di aver bisogno, addolcisce le fatiche dei viaggi da pendolare verso un lavoro non del tutto soddisfacente grazie alla certezza degli incontri del mercoledì.

Nel suo laboratorio Chiara, oltre a produrre le sue ceramiche, tiene corsi: la responsabilità di assistere altri mentre creano l’ha spinta negli anni ad ampliare la sua formazione con corsi di tornio e smaltatura tra Faenza, Milano e Copenhagen.

Insegnare e trasmettere conoscenze, però, non è un processo univoco: questo aspetto dell’attività infatti plasma e direziona la crescita di tutti, insegnante compresa.